Lavastoviglie

Categoria: Archivio Elettrodomestici
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Presente oggi in quasi tutte le cucine, la lavastoviglie è un elettrodomestico molto utile. Questa guida ripercorre la sua storia e mette in luce il suo funzionamento e le sue diverse caratteristiche. Saranno fornite numerose informazioni, inoltre, sulla manutenzione e su come scegliere la lavastoviglie più adatta alle proprie esigenze.

Cos’è e a cosa serve

La lavastoviglie è sicuramente uno degli elettrodomestici più importanti per le casalinghe moderne: ha permesso, infatti, la riduzione dei tempi relativi al lavaggio delle stoviglie consentendo una maggiore quantità di tempo libero da poter dedicare ad altre attività.

Il minore uso di detergenti a diretto contatto con le mani, tipico del lavaggio a mano dei piatti, inoltre, ha ridotto l’insorgenza di screpolature e ferite ed ha consentito alle casalinghe di avere mani più belle e morbide. In particolare, si tratta di un elettrodomestico idraulico per il lavaggio delle stoviglie, delle posate e delle pentole di piccole dimensioni che consente, nella maggior parte dei casi, anche la loro asciugatura.

Se in passato la lavastoviglie era utilizzata soprattutto nei ristoranti e nelle mense, nell’ultimo decennio la sua diffusione è diventata capillare: in Italia, infatti, una casalinga su cinque ne fa uso abituale. Il meccanismo di funzionamento della lavastoviglie, in particolare, è molto simile a quello della lavatrice: una volta collegata all’impianto idraulico domestico, infatti, è possibile utilizzarla per il lavaggio delle stoviglie.

Appositi scomparti all’interno della lavastoviglie sono destinati ad accogliere i piatti e i bicchieri, in modo da consentire il loro corretto lavaggio, e il sapone (liquido o a capsule). In base alle necessità, è possibile scegliere, inoltre, diversi programmi di lavaggio che si differenziano principalmente per la temperatura dell’acqua e per la durata. Le lavastoviglie di ultima generazione, poi, sono abbastanza silenziose e sono l’ideale, quindi, anche per lavare i piatti la sera, magari dopo una cena tra parenti ed amici.

Nei ristoranti, bar, mense e altri locali di questo tipo, la lavastoviglie è tra gli elettrodomestici indispensabili: non solo assicura il lavaggio e l’asciugatura rapida di piatti e bicchieri, ma garantisce anche pulizia e disinfezione, proprio perché l’acqua ad alta temperatura ha la caratteristica di eliminare i germi e i batteri che proliferano sui piatti sporchi.

Storia

La prima lavastoviglie fu inventata e brevettata proprio da una donna: l’americana Josephine Cochrane. Non era una casalinga né un’inventrice: era una ricca donna di buona famiglia che amava le serate in compagnia e i cocktail. Del lavaggio dei piatti a casa sua, infatti, si occupava la servitù. In quel periodo, in particolare, era consuetudine lavare i piatti con acqua fredda, inserendoli in grosse bacinelle all’interno delle quali erano posti anche limone, cenere, aceto ed altri prodotti naturali ad azione sgrassante.

Stanca delle numerose stoviglie rotte e dell’enorme quantità di tempo che i suoi “collaboratori domestici” impiegavano per lavare ed asciugare piatti e bicchieri, Josephine Cochrane, un giorno del 1886, sbottò con una storica frase: “Se ancora nessuno ha inventato una macchina per lavare i piatti, allora sarò io a farlo!”. Ironia della sorte, quindi, la prima lavastoviglie nacque proprio così: dal “capriccio” di una donna che forse nella sua vita non ha mai avuto bisogno di lavare piatti!

Nonostante l’utilità della sua invenzione e l’aver vinto un premio all’Esposizione universale di Chicago nel 1893, a quanto sembra la sua lavastoviglie non fu subito ben accolta: per circa cinquant’anni, infatti, le casalinghe americane continuarono a lavare i piatti a mano. Al contrario, l’industria della ristorazione la trovò subito un’invenzione geniale. Quella passata alla storia come la “lavastoviglie Cochrane”, in particolare, era formata all’interno da una serie di scompartimenti, collocati su una ruota posta orizzontalmente, destinati ad accogliere piatti, bicchieri, piattini e tazze.

Nella parte sottostante era posta, invece, una caldaia in rame. La ruota era azionata manualmente, mentre il getto di acqua e sapone proveniente dalla caldaia bagnava le stoviglie. La prima lavastoviglie azionata con motore elettrico, invece, in Europa iniziò a diffondersi nel 1929 grazie all’azienda “Miele” che ancora oggi le produce.

Questa prima lavastoviglie elettrica, inoltre, fu progressivamente modificata in modo da poter essere utilizzata successivamente anche negli ospedali e nelle case di cura. Le lavastoviglie con controllo elettronico del lavaggio, poi, iniziano a diffondersi nei primi anni ‘90.

Come funziona

Il funzionamento della lavastoviglie è abbastanza semplice. Dopo aver inserito le scodelle e il detergente negli appositi scomparti e aver chiuso la lavastoviglie, bisogna scegliere il giusto lavaggio: generalmente sui relativi fogli di istruzioni sono spiegati in modo approfondito tutti i tipi di lavaggio indicati, le relative temperature raggiunte dall’acqua e il tempo impiegato.

Appena scelto il programma di lavaggio adatto, si preme il pulsante di avvio. Da questo momento, l’acqua inizia ad essere riscaldata da una resistenza elettrica in modo da raggiungere la giusta temperatura (generalmente compresa in questa fase tra i 55 e i 65 °C) e appena pronta, essa viene spinta verso gli erogatori presenti all’interno della lavastoviglie, grazie ad una pompa idraulica. Qui, poi, l’acqua attraversa gli ugelli per essere proiettata sulle stoviglie per ammorbidire lo sporco.

A questo punto, si apre automaticamente lo sportello del detersivo, che inizia a mescolarsi all’acqua calda, e quello del sale. Finita l’erogazione del sapone, poi, inizia quella del brillantante se inserito. La prima fase del lavaggio si svolge proprio in questo modo. Nella seconda fase del lavaggio, l’acqua raggiunge una temperatura compresa tra i 65 e gli 85 °C al fine di eliminare le tracce di detergente e per disinfettare le stoviglie.

Alla fine delle due fasi, l’acqua sporca che si raccoglie sul fondo viene scaricata via attraverso una pompa. Inizia, quindi, l’asciugatura delle stoviglie: nelle lavastoviglie di ultima generazione esistono programmi appositi che prevedono l’erogazione di aria calda all’interno della lavastoviglie.

Nelle lavastoviglie di qualche anno fa, invece, questa operazione era effettuata sfruttando sistematicamente la forza del vapore proveniente dal lavaggio delle stoviglie: si lasciavano le stoviglie all’interno della lavastoviglie con lo sportello leggermente aperto e, dopo un po’ di tempo, si tiravano fuori asciutte. I cestelli delle lavastoviglie, inoltre, sono realizzati per lo più con elementi flessibili in modo da poter inserire pentole o piatti di maggiori dimensioni.

Per questo motivo, infatti, spesso il cestello superiore si regola in altezza e lo scompartimento per le posate è divisibile, in modo da poterne utilizzare solo una parte, se necessario. Tra le lavastoviglie di ultima generazione, poi, ci sono anche quelle dotate di timer interno che consente di programmare il lavaggio all’orario prestabilito.

Caratteristiche

Le lavastoviglie differiscono tra loro soprattutto nelle dimensioni e, di conseguenza, nella quantità di stoviglie che possono accogliere. Le lavastoviglie per uso domestico, infatti, sono di dimensioni ridotte rispetto a quelle utilizzate nei ristoranti o nelle mense degli ospedali: queste ultime, infatti, hanno la necessità di ospitare una maggiore quantità di piatti , pentole e bicchieri.

Le dimensioni di una lavastoviglie domestica, in particolare, raggiungono per lo più i 45 – 60 cm di larghezza e gli 80 cm di altezza ed hanno una profondità di 40 – 50 cm circa. Esse sono realizzate in modo tale da poter essere incassate nei mobili della cucina ed occupare, quindi, pochissimo spazio. In base alle caratteristiche tecniche, le lavastoviglie si differenziano anche per il consumo elettrico, il consumo dell’acqua e il numero di cicli di lavaggio.

Il consumo elettrico, in particolare, è indicato come negli altri elettrodomestici, con le prime lettere dell’alfabeto. In sintesi, il minor consumo di energia elettrica è garantito dalle lavastoviglie di classe A, che utilizzano indicativamente una quantità di energia minore o uguale a 232 kWh. Per quanto riguarda il consumo dell’acqua, gli ultimi modelli di lavastoviglie utilizzano per lo più tra i 14 e i 15 litri d’acqua ogni lavaggio.

Se si tenta un rapporto con la quantità d’acqua utilizzata con il lavaggio a mano, esso non è sempre facilmente calcolabile perché quest’ultimo tipo di lavaggio dipende molto dalle abitudini personali: c’è chi riempie una bacinella o chiude il tappo del lavello; oppure chi lava i piatti direttamente sotto il rubinetto consumando, quindi, quantità d’acqua molto maggiori rispetto al lavaggio in lavastoviglie.

Diversi cicli di lavaggio, inoltre, assicurano una maggiore riduzione degli sprechi perché consentono di scegliere la giusta temperatura dell’acqua in base al livello di sporco delle stoviglie: stoviglie poco sporche, infatti, richiedono un ciclo di lavaggio più breve rispetto a stoviglie molto sporche. Per quanto riguarda le tipologie di lavastoviglie domestiche, ultimamente in commercio ci sono anche delle “mini-lavastoviglie” caratterizzate da dimensioni particolarmente ridotte e adatte ai single o alle coppie.

Manutenzione

La manutenzione della lavastoviglie è importante, soprattutto, se essa è utilizzata spesso. Per ridurre al minimo la quantità di sporco che si ferma sul filtro e sulle pareti della lavastoviglie c’è chi ha l’abitudine di sciacquare i piatti sporchi nel lavandino prima di inserirli all’interno della lavastoviglie.

Si tratta sicuramente di una buona abitudine perché aiuta a sporcare di meno la lavastoviglie ma se essa è trascurata a lungo, purtroppo, tende comunque ad emettere cattivo odore e a essere meno efficiente nella pulizia dei piatti. Per risolvere questo problema esistono diversi prodotti in commercio da utilizzare sia nel corso del lavaggio, sia a lavastoviglie scarica. Molti di questi prodotti sono ottimi ma hanno anche l’inconveniente di essere molto dannosi per l’ambiente.

Tra i metodi ecologici è possibile utilizzare il bicarbonato di sodio o il percarbonato: è necessario, in particolare, inserirne un’adeguata quantità all’interno del vano sapone della lavastoviglie vuota e avviare un lavaggio con l’acqua ad almeno 45 °C. Questa soluzione dovrebbe già garantire ottimi risultati.

Per pulire il filtro, poi, è importante toglierlo dal suo scompartimento, smontarlo e lavarlo con una soluzione di acqua calda e limone (o bicarbonato o aceto; o altrimenti è ottimo il sapone per i piatti) avendo cura di eliminate con una spugnetta tutti i residui di sporco. Per effettuare una corretta manutenzione, poi, bisogna tenere sotto controllo alcuni importanti segnali.

Il più evidente riguarda il lavaggio delle stoviglie: se non sono ben pulite, in particolare, il problema potrebbe essere legato al posizionamento delle stoviglie nei cestelli o al filtro sporco. Un altro comune segnale che necessita attenzione è l’eventuale permanenza di detergente all’interno della lavastoviglie a fine lavaggio. In tal caso il problema potrebbe essere legato ad una cattiva pulizia dei fori degli spruzzatori: l’accumulo di calcare, infatti, potrebbe ostruirli e per liberarli è possibile usare un semplice stuzzicadenti.

Se invece si notano delle macchioline biancastre sui bicchieri è possibile che il problema sia il livello di brillantante oppure legato alla quantità di tempo che le stoviglie sono rimaste all’interno della lavastoviglie dopo il lavaggio.

In quest’ultimo caso, infatti, il vapore acqueo, condensandosi, potrebbe essere ricaduto sulle stoviglie e aver lasciato, quindi, piccole tracce di calcare. In tal caso è necessario lasciare un po’ aperto lo sportello della lavastoviglie alla fine del lavaggio in modo da consentire la fuoriuscita del vapore.

Come scegliere la lavastoviglie

Prima di acquistare una lavastoviglie è importante fare alcune considerazioni sulla frequenza dell’uso e sulla quantità di coperti che essa deve accogliere. Una lavastoviglie troppo grande rispetto alle esigenze personali, infatti, è inconveniente: costa di più e utilizza una quantità maggiore di energia elettrica.

Sull’etichetta delle lavastoviglie è indicato, tra l’altro, il numero di coperti che quel modello può contenere: un coperto, in particolare, può essere inteso come la quantità di stoviglie che utilizza in media una persona durante un pasto. Le comuni lavastoviglie in commercio, in particolare, sono realizzate in modo da contenere tra i 9 e i 12 coperti, che corrispondono più o meno ad una normale famiglia formata da 4 a 6 persone.

Se possibile, è meglio scegliere una lavastoviglie che consente di regolare i consumi in base alla quantità di stoviglie da lavare: in ogni caso, comunque, è meglio utilizzare la lavastoviglie a pieno carico per evitare sprechi.

Altro importante fattore da tener presente quando si acquista una lavastoviglie è lo spazio. In genere, le loro dimensioni variano dai 45 cm ai 60 cm: se si ha la possibilità di incassarle tra i mobili da cucina è meglio. Parametro importante da tenere in considerazione, soprattutto se il proprio appartamento confina con quello dei vicini o se si ha la cucina vicino la camera da letto, è la rumorosità della lavastoviglie.

Nonostante esistano in commercio lavastoviglie poco rumorose, il rumore maggiore è dato proprio dai getti d’acqua sulle stoviglie e dalla pompa idraulica. La lavastoviglie più silenziosa, in particolare, emette al massimo 39 dB e la più rumorosa può arrivare fino ai 60 dB.

Per quanto riguarda la classe energetica è meglio scegliere una lavastoviglie di classe A; bisogna porre attenzione, inoltre, anche alla classe energetica del programma di asciugatura. È meglio scegliere, poi, una lavastoviglie dotata di cestello superiore regolabile in modo da poter inserire al suo interno anche pentole o piatti più grandi del normale.

Publicato: 2010-06-21Da: Redazione

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