Forni industriali

I forni industriali sono degli apparecchi che utilizzano il calore agente al loro interno per portare a temperature opportune i materiali introdottivi in vista di determinati processi chimici e fisici. Secondo la fonte di calore si distinguono i forni a combustione (con combustibile solido, liquido, gassoso) e i forni elettrici (a resistenza, a induzione, ad arco).

Forni industriali

Forni metallurgici

I forni di prima fusione servono per estrarre un metallo, mediante fusione, dal minerale che lo contiene (un classico esempio è l’altoforno). I forni di conversione e affinazione sono usati nella produzione dell’ acciaio a partire da ghisa madre e rottami ferrosi (per es., forno Martin-Siemens) o da soli rottami ferrosi (forni elettrici) o da sola ghisa madre (convertitori Bessemer, Thomas, LD); i convertitori si usano anche per la raffinazione di metalli fusi e nella produzione di leghe metalliche, i forni fusori (o forni di seconda fusione), elettrici o a combustione, sono d’uso comune in fonderia, per fornire il metallo fuso da colare nelle forme, ma anche nella preparazione di leghe metalliche. I fondi di riscaldo, e elettrici o a combustione, servono per portare alla temperatura richiesta i semilavorati da sottoporre a deformazione plastica a caldo (laminazione, fucinatura, stampaggio).

I forni per trattamenti termici, a combustione o, più spesso, elettrici, differiscono secondo il tratamento richiesto: i forni a muffola, per es., sono caratterizzati da una camera a chiusura ermetica al cui interno si possono raggiungere temperature molto precise; nei forni a bagno di sali l’elemento essenziale è un crogiolo contenente i sali fusi in cui si immergono i pezzi da trattare; nei fonri a campana, invece, il riscaldamento avviene all’interno di un vano isolato (campana) in cui l’aria può essere sostituita da un’atmosfera protettiva.

Altre tipologie

I forni industriali per ceramiche, intermittenti o continui, sono sempre di materiale refrattario per resistere alle alte temperature d’esercizio (che possono arrivare ai 1500 °C); fra i tipi intermittenti il più diffuso è quello a camera unica circolare (laboratorio),con i bruciatori di gas disposti alla periferia, usato per cuocere materiali refrattari, ceramiche e gres; un tipo derivato da questo con la sovrapposizione di un’altra camera circolare (fornaciotto) si usa per le porcellane, riunendo le due fasi di biscottatura (nel fornaciotto) e di cottura dello smalto (nel laboratorio).

I forni per laterizi sono continui a galleria anulare, con fuoco mobile, oppure a tunnel rettilineo (percorso da vagoncini recanti il materiale da cuocere), con fuoco fisso. I forni per cemento sono in genere rotativi continui; i forni inustraili per vetro sono costituiti da un largo bacino di materiale refrattario, riscaldato da bruciatori di gas sottostanti.