Plantari ortopedici su misura

Categoria: Archivio Salute
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Struttura del piede

Il piede è una struttura estremamente complessa: in questo piccolo segmento sta la nostra capacità di mantenerci in un equilibrio stabile ma al contempo dinamico, di bilanciare il baricentro corporeo, di mantenere una corretta postura. Tutto questo grazie all’unione di ossa, legamenti, muscoli e tendini, oltre che vasi sanguigni, tessuti connettivali, ghiandole e nervi. Un assetto delicato che può essere soggetto a disfunzioni e patologie.

Le componenti ossee del piede sono il tarso, il metatarso e le falangi, a loro volta costituite da un insieme di numerose ossa brevi. Le ossa del piede formano, nella loro articolazione, tre archi flessibili, due in lunghezza, lungo l’interno e l’esterno del piede, e uno trasversale: questa struttura scheletrica garantisce al corpo stabilità e resistenza ai carichi. I muscoli responsabili della mobilità del piede sono in primis quelli situati nel piede stesso: i flessori, che permettono appunto la flessione, cioè il piegamento delle articolazioni; gli abduttori e gli adduttori che ne permettono l’allontanamento o l’avvicinamento rispetto all’asse del corpo; i lombricali e gli interossei che interagiscono con gli altri e regolano movimenti e tensioni. Si aggiungono a questi anche i muscoli della gamba, che danno comandi diretti o riflessi al piede. Il tessuto connettivale, sottile in tutto il resto del piede, presenta, sulla pianta, dei rigonfiamenti (dette borse) in corrispondenza dei punti d’appoggio per proteggere le strutture interne dagli urti. I legamenti invece mantengono stabile la forma dell’arco plantare e coese le articolazioni anche nelle flessioni e nelle rotazioni più impegnative. Fra i legamenti particolarmente importante è l’aponeurosi plantare, legamento semi-atrofizzato che si diparte dal tendine d’Achille e corre lungo il muscolo plantare diramandosi a livello delle falangi.

L’interazione di tutti gli elementi citati fa sì che l’arcata plantare non si appiattisca e che il piede possa fungere da leva resistente ed elastica nel movimento. In particolare l’aponeurosi mantiene l’integrità dell’arco quando il piede è sotto sforzo, distribuendo il peso su tutta la pianta.

Disturbi del piede

Come già detto la complessa struttura del piede è soggetta a diverse patologie. Alcune sono patologie evolutive che si presentano sin dalla nascita e possono correggersi  naturalmente nel corso della crescita. Altre sono complicazioni legate ad una patologia in corso, come nel caso del diabete. I primi segnali di un disturbo vengono dal dolore e dall’affaticamento nel camminare, dalla formazione di callosità anomale sulla pianta del piede, dal consumo irregolare della suola della scarpa. Lo studio dell’impronta, poi, può rivelare eventuali deformazioni o la tendenza a svilupparne.

I dolori, le insufficienze muscolari o altri squilibri, se non curati, causano un progressivo mutamento della struttura plantare. Alcuni muscoli si possono contrarre eccessivamente, il piede può essere appoggiato in maniera anomala per cercare di alleviare il dolore, l’interazione del piede con la scarpa può andare a modificare profondamente la struttura ossea.

Qualche esempio di disturbo: le disfunzioni a livello della fascia plantare possano causare problemi rilevanti a livello dell’equilibrio e a livello dell’articolazione della caviglia, sottoposta ad eccessivo sforzo. E’ il caso del cosiddetto piede piatto. La fascite plantare invece è un infiammazione cronica della fascia plantare spesso legata ad un altro disturbo biomeccanico del piede come il piede cavo. Questo, contrariamente al piede piatto, è caratterizzato da un eccessiva curvatura dell’arco del piede ed è spesso accompagnato da dita a martello, cioè innaturalmente contratte o flesse. Un altro disturbo molto comune è l’alluce valgo che colpisce soprattutto le donne tra i 40 e 60 anni ed è determinato in parte da una predisposizione familiare in parte dall’uso di scarpe troppo strette. Conseguenze di questa patologia sono il dolore a livello della cosiddetta cipolla, la parte infiammata per sfregamento con la scarpa, ma anche problemi più gravi di deambulazione e di dolore plantare. Altri disturbi legati all’età sono le artrosi reumatoidi che prima colpiscono le cartilagini e poi portano ad una vera è propria deformazione ossea del piede.

Funzione del plantare

Il plantare è un dispositivo ortopedico studiato per correggere o compensare le problematiche del piede, agendo sulle sue strutture articolari. Le funzioni del plantare variano a seconda del tipo di modello in esame e anche i metodi di studio e realizzazione cambiano a seconda dello specialista che se ne occupa, sia esso un podiatra, un ortotista o un pedortista.

Esistono i plantari antalgici, finalizzati alla riduzione o all’eliminazione del dolore plantare. Vengono utilizzati nel caso di patologie gravi e/o croniche che causano sofferenze notevoli, in alcuni punti di maggior pressione. Ci sono poi i plantari correttivi che servono a correggere i disturbi evolutivi  e si utilizzano nell’età della crescita; il loro impiego, da valutare a seconda del tipo di disturbo, va sempre accompagnato ad un’adeguata attività motoria che solleciti ed eserciti muscoli e legamenti degli arti inferiori.

Infine ci sono le protesi biomeccaniche, le più accurate e complesse, che servono a normalizzare le funzioni di appoggio e propulsione del piede rispetto al suolo, ammortizzando l’urto e riequilibrando archi ed assi. Solitamente, per ottenere questo risultato, si va ad agire sull’arco longitudinale del piede, quello in lunghezza, progettando dei supporti che lo sostengano.

Anche l’avanpiede può aver bisogno di un supporto: ci sono patologie, come la metatarsalgia, in cui è proprio la parte anteriore del piede ad essere colpita dal dolore per un’eccessiva pressione nella deambulazione. Questo dolore, che può derivare da un difetto congenito, da alterazioni muscolari, da malattie o da un trauma subito, causa un appoggio anomalo e una camminata innaturale che, col tempo, vanno a modificare stabilmente l’assetto osteo-articolare del piede.

Ovviamente la progettazione dei plantari biomeccanici richiede, più che per gli altri, uno studio approfondito della patologia in corso e della sua evoluzione, attraverso la prescrizione di esami radiografici dettagliati, l’analisi della marcia e altri esami specialistici come la prova sul baropodometro elettronico, piattaforma studiata per ottenere una mappatura precisa dei punti di appoggio e della distribuzione dei carichi.

Realizzazione del plantare

Anche i metodi di realizzazione del plantare sono diversi, alcuni più precisi e scrupolosi altri meno.

I plantari ad asporto si basano sullo studio dell’impronta podografica, ottenuta su una carta speciale, da cui si ricava la superficie d’appoggio, i punti di carico e l’intensità di questi. Vengono realizzati a partire da strutture preformate, solitamente in caucciù o sughero, che vengono lavorate asportando le parti superflue e applicando, dove servono, elementi compensativi e di sostegno. Questo tipo di plantare è piuttosto standardizzato ed utilizzato per i disturbi di più lieve entità.

I plantari su calco sono basati, come dice il termine, su un calco del piede oltre che sul rilievo dell’impronta. Il calco è effettuato solitamente con schiuma fenolica su piede a riposo. Successivamente viene modellato con le compensazioni necessarie e, a partire dal risultato ottenuto, si costruisce la protesi. Il calco può essere effettuato anche in movimento, grazie all’utilizzo di supporti siliconici che vengono messi nella scarpa durante la prova di deambulazione. Il calco dinamico permette di rilevare problemi che non emergono dal calco a riposo, come slittamenti o dinamiche articolari nell’appoggio. In entrambi i casi questo tipo di rilevazione permette di progettare una protesi mirata ed accurata, studiata per il singolo piede dopo attenta valutazione e che per questo può svolgere un’efficace funzione antalgica o biomeccanica.

Infine esiste il metodo Cad-Cam, il più tecnologico e all’avanguardia. Vengono eseguite scansioni in 3D del piede, sia a riposo che durante la marcia, e dell’impronta. Queste vengono poi analizzate e sovrapposte attraverso un software per individuare tutte le caratteristiche che abbiamo già citato. Agendo sull’immagine si applicano modifiche e correzioni a seconda dei disturbi rilevati. Queste indicazioni vengono infine trasmesse a delle frese a controllo numerico che realizzano automaticamente il prodotto richiesto. L’analisi del piede in 3D necessita di una certa esperienza e dimestichezza ma, se utilizzato al meglio, questo metodo permette di ottenere plantari ad alta precisione.

Materiali

Per quanto riguarda i materiali di costruzione abbiamo a che fare con dei biomateriali. Con questo termine si indicano le materie che possono stare a contatto con la pelle senza dare reazioni allergiche o di rigetto, dando anzi, il più possibile, una sensazione di confort e benessere. Fra queste ci sono il cuoio naturale, cioè privo di sostanze sintetiche aggiunte, e il sughero.

Il cuoio è sostanza di origine animale che grazie alla concia diventa imputrescibile, cioè perde la tendenza a deteriorarsi e marcire. Se sottoposto ad un corretto procedimento di essicazione questo materiale diventa elastico, flessibile, resistente alla luce e all’acqua. Il sughero invece è sostanza di origine vegetale che in natura si presenta estremamente leggero, poroso e fragile. Grazie alla combinazione con polimeri plastici il sughero ottiene la pesantezza e la resistenza necessarie per l’utilizzo in ortopedia.

I materiali plastici sono molto utilizzati per realizzare strutture preformate, cioè protesi semilavorate capaci di adattarsi autonomamente alla forma del piede. Questo per la loro natura di materiali termoformabili, cioè materiali di cui si può modificare la forma con l’induzione di calore. I plantari ortopedici costruiti con polimeri plastici sono igienici e sicuri, oltre che molto resistenti ed elastici.

Altri materiali molto utilizzati sono il silicone e il lattice. Il silicone è una sostanza utilizzata, in ortopedia, sotto forma di gomma o gel. Le gomme sono estremamente resistenti al calore ma sono anche facilmente deformabili se sottoposte a pressione, mentre i gel hanno grande capacità di ammortizzazione. Il silicone è indicato soprattutto nei disturbi post-traumatici per la sua morbidezza e adattabilità. Il lattice invece è una sostanza di origine naturale che viene utilizzata, per costruire plantari e supporti, in forma di schiuma. E’ un materiale anallergico fra i più elastici al mondo e resistente ad ogni tipo di allungamento o pressione o torsione.

Prezzi

Un plantare ortopedico su misura non costa, in genere, meno di 100€. Se una protesi ad asporto può costare anche sugli 80€ (prezzo che si abbassa ulteriormente nel caso di protesi per bambini), un plantare su calco arriva anche a costare 150€ e più.

Una precisazione: come già detto, lo studio e la realizzazione di un plantare ortopedico è un processo complesso e delicato. Spesso, per disturbi lievi, si ricorre a plantari prodotti in serie, automodellanti. L’effettiva efficacia di un plantare di questo genere non è dimostrata e il pericolo è di sottovalutare la sintomatologia e trascurare il disturbo di cui si soffre. Nel caso di dolori e affaticamenti anomali il consiglio è sempre di procedere con una visita podiatrica tempestiva e approfondita. Qualora si evidenziasse effettivamente un disturbo articolare, osseo, muscolare o ai legamenti del piede sarà il medico a prescrivere un plantare su misura, che si adatti al tipo di scarpa che si è soliti indossare. Non è infatti più necessario comprare calzature apposite: la protesi può essere progettata per ogni tipo di calzatura, dalla scarpa da ginnastica allo scarpone da sci. Ovviamente è sempre consigliato, per chi fa uso di plantare, indossare scarpe basse e comode.

Un discorso diverso va fatto per i plantari sportivi. Questi non sono propriamente fatti per curare delle disfunzioni ma per dare il massimo confort e la massima protezione nell’attività sportiva. A seconda delle parti del piede più sollecitate, vengono quindi creati plantari specifici per il ciclismo, il tennis, il golf, lo sci etc. con rinforzi e protezioni ad hoc. Per esempio il plantare per lo sci protegge in particolar modo l’area metatarsale dell’avanpiede, soggetta, nella discesa, a particolare pressione. Il plantare per il ciclismo invece ha strutture di contenimento che rendono la scarpa più avvolgente, evitando scivolamenti. I plantari sportivi, per esempio quelli a marca Schein Orthopadie, storica casa tedesca largamente distribuita anche in Italia, hanno generalmente un prezzo attorno agli 80€.

Publicato: 2013-05-03Da: Redazione

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